La Critica
La Critica
in una perennità creativa che è la perennità stessa della poesia. La sua ispirazione non ha mai perduto la purezza istintiva con la pratica di un calcolo sui fatti della realtà e d’un mestiere appreso fuori dalle aule accademiche. E, nonostante le attrattive e i suggerimenti d’una cultura che in lui quanto in altri ha fomentato una revisione dei congegni critici: egli ha badato sempre e soltanto ad estrarre l’utile, che bastasse a quel suo modo animoso di piegare ogni resistenza della figurazione realistica a riscattarsi da significati consunti o da casistica storico-sociale, attraverso una semplificazione meditata degli impasti e delle forme che ne esauriva ogni carica sentimentale.
La tradizione ultima e più aggressiva della modernità, che ha spinto le nuove generazioni a far “tabula rasa” delle esperienze concluse dai maestri contemporanei, nell’educazione artistica di Cerasoli ha operato una cernita cosciente e laboriosa dei problemi ancora vivi nel ristagno di tanti altri, e ha determinato soluzioni né meramente formali né passivamente contenutistiche fino a ricondurre ogni arbitrio nei limiti di una consapevolezza. Non possono negarsi convincimenti ovvero emozioni all’opera di quegli artisti che, in numero sempre più raro e in maniera ancora sorprendente, sanno cogliere nella realtà quella metamorfosi perpetua di sentimenti e forme, di immagini e figurazioni, di motivi e pretesti che fanno lo spettacolo dell’esistenza e la storia dell’uomo, ma l’esistenza dell’uomo non è sempre allegra né lodevole storia.