Olio su tela, cm 100×140
Olio su tela, cm 100×140
Il quadro di Manet che scandalizzò il pubblico ancora di più che la Colazione sull’erba vede ritratta la stessa donna, Victorine Meurent, modella favorita del pittore francese. Qui nel ruolo della prostituta è idealizzata come la Venere dormiente ritratta dai maestri classici quali Giorgione e Tiziano. Ha appena ricevuto dei fiori da uno dei suoi clienti mentre aspetta quello successivo. Il suo sguardo insistente e diretto implica che l’osservatore è il prossimo cliente. La sua espressione non invitante ma bensì indifferente rivela la familiarità con il suo lavoro.
L’Olimpia di Cerasoli è vestita della stessa indifferenza, è anch’essa sdraiata su un divano o letto, adagiata comodamente su grandi cuscini. Non è nuda ma è vestita di parigine e sottoveste che accentuano la carica erotica della scena. Il decoro proietta l’osservatore in un’atmosfera intima e calorosa che è pero perturbata dalla realizzazione che si tratta di un’intimità precaria, momentanea.
Cerasoli introduce un elemento compositivo nuovo che cambia la storia del quadro: lo specchio. Questo rivela il riflesso del pittore e della tela sulla quale Olimpia è ritratta, rendendo chiaro solo in un secondo momento il contesto della scena: lo spettatore non si identifica più con il cliente della prostituta bensì con il pittore, intento a ritrarre la sua modella. Un espediente narrativo notoriamente utilizzato da Renoir nel suo Il bar delle Folies-Bergères nel quale il riflesso dello specchio rivela un altro punto di vista della scena e aggiunge significato e spessore alla visione frontale della donna al bar. Con queto quadro metanarrativo, Cerasoli rende omaggio a Manet celebrandone il quadro più famoso, rompendo l’illusione per esaltare il pittore e la sua modella.