Melograni
Melograni – 1974
21 Giugno 2022
Modella che legge
Modella che legge – 1975
21 Giugno 2022
Metamorfosi

Olio su tavola, cm 40×30

Metamorfosi

1981

Metamorfosi si propone come una riflessione sia sul mondo dell’arte che sulla natura umana. È inevitabile ricondurre questa incredibile scelta compositiva ai ritratti serigrafici di Andy Warhol. Nei suoi ritratti di personaggi famosi, quali Marilyn Monroe, il padre della Pop Art illustra il concetto di riproducibilità e commercializzazione dell’arte, denunciando al contempo lo svilimento del soggetto attraverso la riproducibilità dell’immagine consumistica. La mercificazione dell’arte e l’istantanea consumazione di queste immagini è specchio della vorace appropriazione dei soggetti che le abitano.

Prima di Cerasoli, altri artisti avevano trasportato l’idea di serigrafia in pittura. Citiamo in particolare il quadro Quattro gemelle di Dino Buzzati, artista a cui Cerasoli era legato da una profonda ammirazione e un’intima amicizia. Se la volontà di Warhol era di immortalare il quotidiano nella sua riproduttività, lo scopo di Buzzati e cosi anche di Cerasoli è nella potenzialità narrativa di questa composizione. I volti di Marilyn sono sempre identici a loro stessi, mentre le quattro donne della tela buzzatiana sono diverse e raccontano un climax emotivo terrificante.

Cerasoli utilizza questo espediente narrativo per raccontare della disumanizzazione dell’uomo. Vediamo infatti la prima donna in alto a sinistra, ritratta realisticamente e in possesso dei dettagli anatomici che la rendono unica, deformarsi progressivamente fino a prendere le sembianze di un manichino. La donna perde progressivamente il suo legame con la realtà: i tratti si fanno sempre più semplificatati, più universali fino a scomparire completamente. Di lei rimane solo una sagoma. Si può dire che Cerasoli illustra le fasi disumanizzanti che portano l’uomo a metamorfizzarsi in un manichino. La stessa metamorfosi che è sottintesa dietro ai manichini di De Chirico.

Quest’ultimo gli definiva nei titoli delle sue opere quali “pensatori”, “filosofi”, etc. Figure misteriose che, privi di occhi, orecchie e bocca evocano l’impossibilità di vedere, udire e parlare. Se pensiamo ai poeti o indovini della mitologia classica, queste assenze richiamano la capacità superiore di indagare la realtà oltre la sua apparenza fenomenica. Possono simboleggiare l’umanità che rischia di disumanizzarsi. Lo lasciò intuire l’artista medesimo, quando scrisse, nel 1942:

«Il manichino è un oggetto che possiede a un dipresso l’aspetto dell’uomo, ma senza il lato movimento e vita; il manichino è profondamente non vivo e questa sua mancanza di vita ci respinge e ce lo rende odioso. Il suo aspetto umano e nello stesso tempo mostruoso, ci fa paura e ci irrita. Quando un uomo sensibile guarda un manichino egli dovrebbe essere preso dal desiderio frenetico di compiere grandi azioni, di provare agli altri ed a se stesso di che cosa è capace e di dimostrare chiaramente ed una volta per sempre che il manichino è una calunnia dell’uomo e che noi, dopo tutto, non siamo una cosa tanto insignificante che un oggetto qualunque possa assomigliarci»

[Giorgio De Chirico in Maurizio Fagiolo, L’opera completa di De Chirico (1908-1924), Milano, Rizzoli, 1984, p. 94]

Metamorfosi

MuseoCerasoli-UgoCerasoli

Vedevo la mia immagine
riflessa sull’acqua
e volevo prenderla,
ma non ci riuscivo!

Forse è il primo segno di un insaziabile istinto
a riprodurre la realtà, riportarla in immagini,
disegnarla, dipingerla.

Realtà dapprima soltanto oggettiva, ma che pian
piano diverrà espressione del suo mondo interiore
meditato e sofferto.

MuseoCerasoli-UgoCerasoli

Vedevo la mia immagine
riflessa sull’acqua
e volevo prenderla,
ma non ci riuscivo!

Forse è il primo segno di un insaziabile istinto
a riprodurre la realtà, riportarla in immagini,
disegnarla, dipingerla.

Realtà dapprima soltanto oggettiva, ma che pian piano diverrà espressione del suo mondo interiore
meditato e sofferto.